Inibitori di PD-1 e reazioni avverse immuni
Il ricorso a un inibitore del check point PD-1 nella terapia dei tumori in fase avanzata si associa più di quanto atteso a reazioni avverse immuni anche persistenti. Lo segnala uno studio di coorte retrospettivo multicentrico condotto negli Stati Uniti e in Australia su 387 pazienti con melanoma al terzo o quarto stadio, trattati con un’immunoterapia con un inibitore di PD-1.
Nel corso dello studio, il 69% dei pazienti ha sviluppato un evento avverso acuto immuno-correlato che nel 19,5% dei casi era di grado da 3 a 5.
Nel 43,2% dei pazienti l’evento avverso immune è diventato cronico, persistendo per più di 12 settimane dall’interruzione del farmaco. La maggior parte di questi eventi cronicizzati era di grado lieve (96,4% dei casi). Le endocrinopatie, l’artrite, la xerostomia, le neurotossicità e gli eventi oculari avevano una maggior probabilità di cronicizzare rispetto alle manifestazioni immuni legate a organi viscerali (fegato, colon, polmoni e reni).
Sulla base dei risultati di questo studio, gli eventi avversi cronici associati alla terapia con un inibitore di PD-1 sembrano essere più comuni di quanto precedentemente riportato e, sebbene solitamente siano di grado lieve, tendono a risultare persistenti nel tempo. Questo rischio, concludono i ricercatori, dovrebbe rientrare come parte integrante del processo decisionale, qualora si valuti la necessità di ricorrere a un inibitore di PD-1.
J Randall Patrinely Jr, Rebecca Johnson et al. Chronic immune-related adverse events following adjuvant anti-PD-1 therapy for high-risk resected melanoma. 2021 Mar 25;e210051. DOI: 10.1001/jamaoncol.2021.0051.