Immunoglobuline endovena in pediatria: eventi avversi immediati e ritardati
La somministrazione endovenosa di immunoglobuline in pediatria trova impiego per un crescente numero di indicazioni. Prime tra tutte, le immunodeficienze primitive e secondarie, ma anche e sempre più frequentemente, le malattie infiammatorie e autoimmuni come la malattia di Kawasaki, la porpora trombocitopenica idiopatica, la sindrome di Guillain-Barrè, le encefalopatie autoimmuni, la miastenia, la polimiosite e l’epilessia. L’uso off-label delle immunoglobuline per via endovenosa si è andato progressivamente estendendo anche all’epoca neonatale dopo che, nel 1987, è stato descritto per la prima volta il loro uso in un caso di anemia emolitica da incompatibilità Rh.1
Recentemente, la pandemia da SARS-CoV-2 ha fatto emergere un’ulteriore indicazione: la sindrome infiammatoria multisistemica del bambino, nota con l’acronimo di MIS-C (o PIMS-TS). E’, questa, un’entità nosologica molto simile alla malattia di Kawasaki, tipica dell’età pediatrica, che si verifica in rari casi a distanza di alcune settimane dall’infezione da SARS-CoV-2 e che, analogamente a quanto accade nella malattia di Kawasaki, vede nella somministrazione delle immunoglobuline per via endovenosa ad alte dosi (2 g/kg) uno dei capisaldi del trattamento.2
Se il razionale sostitutivo dell’uso delle immunoglobuline (per via endovenosa o sottocutanea) nelle immunodeficienze è ben codificato, il loro meccanismo d’azione nelle malattie autoimmuni o infiammatorie è probabilmente multifattoriale e diverso a seconda della dose e della patologia per la quale vengono impiegate: legame diretto con autoanticorpi, saturazione dei recettori per le immunoglobuline sui macrofagi, opsonizzazione e prevenzione dell’attacco degli immunocomplessi sulle membrane cellulari, azione modulatrice sull’immunità cellulo-mediata, effetto immunosoppressivo o antinfettivo.3
Le formulazioni di immunoglobuline per via endovenosa sono un concentrato di anticorpi - prevalentemente IgG, ma anche IgA e tracce di altre immunoglobuline - provenienti da un pool di 1.000-100.000 donatori sani, insieme a citochine, recettori solubili e altre proteine plasmatiche.4 La loro somministrazione, nel bambino come nell’adulto, è ritenuta complessivamente sicura, ma non esente da possibili problemi; in casistiche pediatriche sono stati riportati eventi avversi in una percentuale tra l’1% e il 40%, con una frequenza del 23,5% limitatamente alle patologie neurologiche e del 37,5% nel corso della prima somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa.5
Gli eventi avversi possono essere immediati o ritardati.6
Eventi avversi immediati
I primi insorgono entro 30-60 minuti dall’inizio dell’infusione, interessano circa il 10% dei pazienti in età pediatrica e si manifestano con sintomi di lieve entità (cefalea, nausea, febbre, brividi e astenia) o di intensità maggiore (vomito, dolore toracico, cefalea intensa, convulsioni), mentre le reazioni anafilattiche sono estremamente rare.7,8
Gli eventi avversi immediati sono verosimilmente attribuibili alla presenza di eccipienti e stabilizzatori nelle preparazioni di immunoglobuline per via endovenosa, alla formazione di aggregati immunoglobulinici che causano attivazione del complemento o reazioni antigene-anticorpo o a un’infusione troppo veloce. La loro incidenza può essere significativamente ridotta - soprattutto se è già presente una storia di precedenti eventi avversi da immunoglobuline per via endovenosa - rallentando la velocità infusionale, curando l’idratazione del paziente o premedicandolo con paracetamolo, antistaminici e corticosteroidi.5,9
Eventi avversi ritardati
Fino nel 40% dei pazienti pediatrici trattati (e nel 21% delle infusioni) possono verificarsi reazioni ritardate e tra queste si segnalano la cefalea (il sintomo più frequente e che può presentarsi come evento avverso sia immediato sia tardivo), mialgie, addominalgia e astenia.7
Sono, altresì, riportati casi di meningite asettica entro 96 ore dall’infusione.8 In un gruppo di 145 bambini con immunodeficit che avevano ricevuto un totale di 1.214 infusioni, nel 44,8% dei pazienti e nel 14,2% delle infusioni si sono verificati eventi avversi (10,6% immediati e 10,2% tardivi); il rischio era maggiore in presenza di precedenti eventi avversi in corso di immunoglobuline per via endovenosa, di infezioni concomitanti, familiarità o storia personale di atopia, età inferiore ai 10 anni e durante la prima somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa (vedi Tabella).
Tabella. Reazioni immediate e ritardate da immunoglobuline per via endovenosa (n = 1.214 infusioni, modificato da rif. 10)
Reazione immediataReazione ritardarta | |||
---|---|---|---|
Evento avverso | % | Evento avverso | % |
Febbre | 3,95 | Cefalea | 5,18 |
Cefalea | 2,71 | Vomito | 1,89 |
Rash cutaneo | 0,82 | Febbre | 1,72 |
Vomito | 0,65 | Mialgia | 0,74 |
Brividi | 0,32 | Rash cutaneo | 0,16 |
Tosse | 0,24 | Malessere | 0,16 |
Ansia | 0,24 | Astenia | 0,16 |
Malessere | 0,24 | Altri | 0,16 |
Astenia | 0,24 | ||
Nausea | 0,16 | ||
Dispnea | 0,16 | ||
Mialgia | 0,16 | ||
Sudorazione | 0,16 | ||
Altri | 0,49 | ||
Totale | 10,6 | Totale | 10,2 |
Anche cambiare la preparazione di immunoglobuline per via endovenosa in infusioni successive può favorire l’insorgenza di eventi avversi nel 15-20% dei pazienti mentre non sembra rilevante la concentrazione delle immunoglobuline per via endovenosa (5% o 10%) del prodotto.10 Un tema ricorrente in letteratura è, infine, quello del profilo di sicurezza di preparazioni di immunoglobuline per via endovenosa contenenti tracce di IgA nei pazienti con deficit di IgA; nel 30% di questi è infatti possibile rinvenire IgE o IgG anti-IgA teoricamente responsabili di eventi avversi anche gravi.11 Nella pratica, il rischio di anafilassi, se anche presente, appare molto raro e praticamente inesistente prima dell’adolescenza. Non c’è quindi motivo per indagare preventivamente i pazienti per identificare un difetto di IgA, né per negare l’infusione di immunoglobuline per via endovenosa a chi eventualmente ne fosse affetto.9 Ancora una volta, prudenza nella velocità di infusione, idratazione ed eventuale premedicazione sono i provvedimenti più efficaci da adottare.
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- Arumugham V, Rayi A. Intravenous immunoglobulin (IVIG). 2021 Mar 28. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2021 Jan.
- Barahona Afonso A, João C. The production processes and biological effects of intravenous immunoglobulin. Biomolecules 2016;6:15. CDI
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Enrico Valletta1, Michele Gangemi2
1 UO Pediatria, Ospedale G.B. Morgagni – L. Pierantoni, AUSL Romagna, Forlì
2 Pediatra, Verona