Il tofacitinib aumenta il rischio di eventi cardiovascolari e cancro?

Nei pazienti con artrite reumatoide il trattamento con tofacitinib si associa a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori e di cancro rispetto alla terapia con inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa).

Lo rileva uno studio randomizzato, in aperto, successivo all’autorizzazione, condotto su 4.632 pazienti con artrite reumatoide e almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, assegnati a ricevere il tofacitinib o un inibitore del fattore di necrosi tumorale (adalimumab o etanercept).

A un follow up mediano di 4 anni, l’incidenza di eventi cardiovascolari (3,4%) e di cancro (4,2%) è stata maggiore nei pazienti che assumevano il tofacitinib rispetto a quelli trattati con un inibitore del TNF-alfa (rispettivamente 2,5% e 2,9%). I tassi di incidenza di entrambi gli eventi erano più elevati tra i pazienti ultra65enni.

Lo studio ha anche mostrato che i pazienti che assumevano tofacitinib avevano maggiori probabilità di sviluppare infezioni opportunistiche gravi, tromboembolia venosa e andare incontro a morte per qualsiasi causa rispetto a quelli trattati con medicinali appartenenti alla classe degli inibitori del TNF-alfa.

Sulla base dei risultati di questo studio, il Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, ha avviato una revisione dei dati di sicurezza degli inibitori di Janus chinasi utilizzati per il trattamento di diversi disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondilite anchilosante, colite ulcerosa e dermatite atopica).

Nella pratica clinica, nei pazienti d’età pari o superiore a 65 anni con artrite reumatoide il ricorso al tofacitinib deve avvenire solo nel caso in cui non siano disponibili alternative terapeutiche adeguate.