Il tocilizumab predispone all’aneurisma?
Uno studio giapponese segnala che il trattamento con tocilizumab della sindrome di Kawasaki può potenziare la predisposizione tipica della malattia allo sviluppo di un aneurisma delle coronarie. L’osservazione si riferisce a un ristretto gruppo di piccoli pazienti (4 in tutto, età 1-8 anni) che non avevano risposto alla terapia con immunoglobuline per via endovenosa ed erano passati all’anticorpo monoclonale. Dopo 48 ore dalla somministrazione del farmaco, tutti hanno mostrato una remissione della febbre, un miglioramento della sintomatologia clinica e una riduzione dei parametri di flogosi. Tuttavia in 2 pazienti (una bambina di 1 anno e un bambino di 8 anni di età) che avevano ricevuto tocilizumab (8 mg/kg il settimo giorno dall’insorgenza della vasculite) si è sviluppato un aneurisma coronarico gigante, rispettivamente a carico della coronaria destra (regredito spontaneamente nell’arco di 6 mesi) e della discendente anteriore (sottoposto ad angioplastica percutanea 2 anni dopo).
L’impiego di farmaci che inibiscono le citochine (il tocilizumab è un inibitore dell’interleuchina 6) costituisce una nuova strategia terapeutica per la sindrome di Kawasaki. Tuttavia, secondo gli autori, l’inibizione del fattore di crescita endoteliale (VEGF) con blocco dei meccanismi di rimodellamento endoteliale potrebbe spiegare l’effetto paradosso alla base della patogenesi di un aneurisma. Si segnala che le immunoglobuline per via endovenosa riducono l’incidenza di aneurismi coronarici dal 25% (storia naturale della malattia) al 4% e restano quindi l’opzione di prima scelta.
Nozawa T, Imagawa T, Ito S. Coronary-artery aneurysm in tocilizumab-treated children with Kawasaki's disease. N Engl J Med 2017;377:1894-6.
e-mail ricercatore: tnozawa@ yokohama-cu .ac.jp