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Mercoledì, Ottobre 17, 2018

Ftalati e pancrelipasi

Domanda
Buongiorno, sono una madre di una piccola bimba e ho un quesito da porvi: sappiamo per certo che i granuli contenuti nel Creon® contengono ftalati e che non ci sono studi che dimostrino un danno dall’uso di queste sostanze ma, come mamma, mi pongo un problema: sono enzimi che mia figlia prenderà per tutta la vita e, da quello che mi risulta, in Italia abbiamo a disposizione solo questo prodotto. Sappiamo altrettanto certamente che in altri paesi esistono marche alternative che non contengono ftalati (Panzytrat 25000®, per esempio). Se così fosse, è possibile avere anche qui alternative al Creon? Se no, perché? 

Risposta
Gli ftalati sono un gruppo di sostanze chimiche (esteri dell’acido ftalico) e si trovano in una grande varietà di prodotti: farmaci, forniture mediche, giocattoli, pavimenti vinilici, rivestimenti murali, detergenti, oli lubrificanti, imballaggi alimentari, cosmetici e prodotti per la cura personale come saponi e shampoo.1
Alcune categorie di ftalati sono presenti anche nei farmaci, come gli enzimi pancreatici, con lo scopo di rallentare il rilascio del medicinale in modo che venga assorbito in un tempo più lungo, rendendo in questo modo il farmaco più efficace.

Gli estratti pancreatici

Gli estratti pancreatici, specialità farmaceutiche i cui principi attivi sono amilasi, lipasi e proteasi, sono da tempo disponibili per supplire alle carenze enzimatiche del pancreas esocrino e costituiscono un aspetto importante della terapia medica nella fibrosi cistica. Sono infatti necessari per aiutare la digestione del cibo in persone affette da fibrosi cistica. Creon® è appunto un farmaco per uso orale a base di pancrelipasi, cioè di enzimi pancreatici, e all’interno di ogni capsula vi sono molte piccole perle che contengono enzimi digestivi. Ogni perla è coperta da uno speciale rivestimento enterico. Questo rivestimento consente alle sfere di dissolversi nell’intestino tenue permettendo il rilascio prolungato di questi enzimi che consentono la digestione del cibo. È proprio questo speciale rivestimento capsulare che può contenere ftalati e nello specifico caso del farmaco Creon® si tratta di ipromellosa ftalato.
L’ipromellosa ftalato, derivato della cellulosa, venne introdotto nel 1971 come agente di rivestimento enterico per proteggere i farmaci dalla degradazione da acido gastrico o per proteggere lo stomaco da effetti collaterali dovuti al rilascio del farmaco.2 Non ci sono prove cliniche che dimostrino che l’ipromellosa abbia un effetto tossico sui pazienti affetti da fibrosi cistica che assumono enzimi o nel feto di donne con fibrosi cistica che li assumono durante la gravidanza.
La FDA e il Consiglio medico della Fondazione per la fibrosi cistica statunitense (Cystic Fibrosis Foundation) dichiarano che le persone affette da fibrosi cistica non dovrebbero interrompere il loro trattamento con enzimi consigliato e prescritto dal loro medico. Questo perché i benefici di una buona alimentazione superano qualsiasi potenziale rischio derivante dagli ftalati. Questi enzimi sono stati usati nelle persone con fibrosi cistica per decenni senza problematiche, modificare la terapia potrebbe avere un impatto negativo sulla salute. Le persone con fibrosi cistica che sospendono l’assunzione di enzimi pancreatici sono a rischio di malnutrizione, scarso aumento di peso, problemi intestinali e di stomaco, distensione o gonfiore addominale.
In Italia l’unico preparato farmaceutico in commercio è Creon®, mentre in altri paesi come per esempio la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti e l’Olanda è utilizzato il Panzytrat®. Panzytrat 25000®, citato nella domanda, è un medicinale con composizione paragonabile al Creon® ma non analoga, che tuttavia contiene sostanze similari nella capsula come cellulosa microcristallina. Tra le specialità farmaceutiche a base di estratti pancreatici non esiste un prodotto che possa essere considerato più efficace di un altro, l’efficacia dipende in larga parte da una corretta somministrazione e dal giusto dosaggio che viene individualizzato sulla base della risposta clinica (incremento ponderale, compenso della perdita di grassi nelle feci, dolori addominali, adeguamento della dose nel tempo, aderenza alla terapia).

Gli ftalati

E’ doveroso precisare che si tratta di composti molto diversificati. Nei profumi, per esempio, si utilizzano diversi ftalati per consentire una lenta evaporazione della fragranza in modo che il profumo rimanga più a lungo, come il dimetilftalato (DMP) e il dietilftalato (DEP).3Secondo uno studio del 2015 il tasso globale annuo di produzione di ftalati è stimato a 8 milioni di tonnellate, con concentrazioni di ftalati nell’aria, nell’acqua e nel suolo in continua crescita;4 inoltre, gli ftalati sono tra i più abbondanti composti interferenti endocrini presenti nell’aria e nella polvere.5,6Vari studi hanno affrontato gli effetti dannosi dell’esposizione agli ftalati, sottolineando la perturbazione endocrina,7,8 la densità minerale ossea,9 la funzione e la morfologia degli spermatozoi10,11 e l’obesità12. La neurotossicità correlata a questa classe di composti è stata ampiamente studiata negli uomini, negli animali e nei modelli in vitro. Gli effetti dell’esposizione di alcune tipologie di ftalati, come per esempio per il dietilftalato (DEP), il dibutilftalato (DBP), il di-(2-etilesil) ftalato (DEHP) e il benzilbutilftalato (BBzP), sono stati studiati in bambini di età diverse.
In seguito a questi studi, alcune tipologie di ftalati sono state vietate all’uso umano e si può comunque affermare che la sicurezza di quelli rimasti in commercio sia stata accuratamente controllata per evitare il loro potenziale accumulo nell’ambiente e l’esposizione indiretta secondaria agli esseri umani.

In conclusione

Nel 2012 la Food and Drug Administration (FDA, ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) ha pubblicato una sintesi della guida per le industrie farmaceutiche per regolamentare l’uso degli ftalati nelle preparazioni farmaceutiche, nella quale indica quali ftalati non devono essere utilizzati nella preparazione di farmaci in quanto possibilmente nocivi. In questa guida la FDA raccomanda di non usare DBP e DEHP per i quali esiste una evidenza scientifica che la loro esposizione presenti un potenziale rischio di tossicità sullo sviluppo e sul sistema riproduttivo, rischio correlato prevalentemente all’utilizzo in elevate concentrazioni ed elevati dosaggi. Per questo motivo né il DBP né il DEHP sono contenuti nelle preparazioni farmaceutiche.
In conclusione possiamo affermare che la presenza di ipromellosa ftalato non è correlata con insorgenza di effetti collaterali e in base alle attuali conoscenze mediche il Creon® è ben tollerato con un profilo di beneficio rischio favorevole.13

Laura Gonella, Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica, sezione di Farmacologia, Università degli Studi di Verona

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80.211.154.110