Fratture da steroidi nella BPCO?
L’uso prolungato di steroidi per via inalatoria nei pazienti con BPCO aumenta il rischio di fratture solo quando coesistono alcune condizioni, relative alla durata del trattamento e alla dose di farmaco impiegata.
Lo sostiene uno studio caso-controllo canadese che ha utilizzato i report del database sanitario del Quebec identificando tutti i pazienti con BPCO dal 1990 al 2005 e seguendoli per individuare quelli con la comparsa di una frattura dell’anca o degli arti superiori. Ogni caso di frattura era confrontato con 20 casi di controllo.
La coorte ha compreso 240.110 pazienti, di questi 19.396 hanno avuto una frattura durante il follow up medio di 5,3 anni (tasso di 15,2 per mille per anno).
L’uso degli steroidi (di qualunque durata e a qualunque dosaggio) non si associava a un aumento del rischio di fratture (rapporto dei tassi: 1,00, limiti di confidenza al 95% da 0,97 a 1,03), mentre emergeva una differenza qualora l’uso fosse prolungato (più di 4 anni) e a dosaggi pari a 1.000 microgrammi equivalenti di fluticasone (rischio relativo 1,10, limiti di confidenza al 95% da 1,02 a 1,19).
A differenza di quanto ipotizzato dai ricercatori non c’erano differenze di incidenza delle fratture legate al genere, non erano cioè più frequenti nelle donne in menopausa.
In pratica l’uso degli steroidi per via inalatoria nei pazienti con BPCO non comporta un alto rischio di frattura, occorre però tenere presente la durata del trattamento e il dosaggio, che devono essere entrambi il più limitati possibile.
Gonzalez A, Coulombe J, et al. Long-term use of inhaled corticosteroids in COPD and the risk of fracture. Chest 2018;DOI:10.1016/j.chest.2017.07.002
e-mail ricercatore: samy.suissa@mcgill.ca