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FANS e anastomosi
Focus Farmacovigilanza 2015;86(1):8
L’uso dei farmaci antinfiammatori non steroidei dopo un intervento chirurgico sull’intestino potrebbe aumentare il rischio di complicanze dell’anastomosi.
Il ricorso a questi farmaci a scopo antalgico e antinfiammatorio dopo un’operazione è molto comune, ma alcuni recenti piccoli studi hanno messo in dubbio la loro sicurezza riguardo alla buona guarigione delle anastomosi del tratto gastrointestinale.
Per questo motivo alcuni chirurghi statunitensi hanno deciso di condurre uno studio retrospettivo che ha coinvolto 13.082 pazienti ricoverati in 47 ospedali nello stato di Washington, operati all’intestino o per un intervento di chirurgia bariatrica o per un intervento di chirurgia colo-rettale.1 Si considerava una somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei se questa era stata iniziata entro 24 dall’intervento.
Gli esiti valutati, a distanza di 90 giorni dall’operazione, erano le complicazioni dell’anastomosi (necessità di reintervento, stomia di salvataggio, revisione dell’anastomosi e drenaggio per via percutanea di un ascesso).
A tre mesi il tasso di deiscenza dell’anastomosi era sovrapponibile fra trattati con farmaci antinfiammatori non steroidei e controlli (4,8% nei soggetti trattati con FANS rispetto a 4,2% nei non trattati, p=0,16). Se però si correggeva il dato per una serie di possibili fattori di confondimento, i farmaci antinfiammatori non steroidei si associavano a un aumento del 24% del rischio di deiscenza dell’anastomosi (odds ratio: 1,24, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 1,56, p=0,04), con particolare riguardo alla chirurgia colo-rettale non elettiva, per la quale il tasso di deiscenza dell’anastomosi si attestava al 12,3% nei pazienti trattati con farmaci antinfiammatori non steroidei rispetto all’8,3% nei soggetti non trattati (odds ratio: 1,70, limiti di confidenza al 95% da 1,11 a 2,68, p=0,01).
La conferma da parte di questo studio di un’associazione tra FANS e complicanze dell’anastomosi in caso di chirurgia intestinale consiglia una certa cautela nell’uso di questi farmaci come antidolorifici dopo un intervento di questo tipo. La loro indubbia utilità sotto altri aspetti impone comunque che vengano fatte ulteriori ricerche al riguardo.
Per questo motivo alcuni chirurghi statunitensi hanno deciso di condurre uno studio retrospettivo che ha coinvolto 13.082 pazienti ricoverati in 47 ospedali nello stato di Washington, operati all’intestino o per un intervento di chirurgia bariatrica o per un intervento di chirurgia colo-rettale.1 Si considerava una somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei se questa era stata iniziata entro 24 dall’intervento.
Gli esiti valutati, a distanza di 90 giorni dall’operazione, erano le complicazioni dell’anastomosi (necessità di reintervento, stomia di salvataggio, revisione dell’anastomosi e drenaggio per via percutanea di un ascesso).
A tre mesi il tasso di deiscenza dell’anastomosi era sovrapponibile fra trattati con farmaci antinfiammatori non steroidei e controlli (4,8% nei soggetti trattati con FANS rispetto a 4,2% nei non trattati, p=0,16). Se però si correggeva il dato per una serie di possibili fattori di confondimento, i farmaci antinfiammatori non steroidei si associavano a un aumento del 24% del rischio di deiscenza dell’anastomosi (odds ratio: 1,24, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 1,56, p=0,04), con particolare riguardo alla chirurgia colo-rettale non elettiva, per la quale il tasso di deiscenza dell’anastomosi si attestava al 12,3% nei pazienti trattati con farmaci antinfiammatori non steroidei rispetto all’8,3% nei soggetti non trattati (odds ratio: 1,70, limiti di confidenza al 95% da 1,11 a 2,68, p=0,01).
La conferma da parte di questo studio di un’associazione tra FANS e complicanze dell’anastomosi in caso di chirurgia intestinale consiglia una certa cautela nell’uso di questi farmaci come antidolorifici dopo un intervento di questo tipo. La loro indubbia utilità sotto altri aspetti impone comunque che vengano fatte ulteriori ricerche al riguardo.
Bibliografia:
- JAMA Surg 2015;DOI:10.1001/jamasurg.2014.2239. CDI