Eccesso di mortalità con gli inibitori del check point immunitario
Una revisione sistematica ha individuato un eccesso di mortalità correlata al trattamento con inibitori del check point immunitario, farmaci usati in ambito oncologico. I dati sono stati ricavati da 18 studi clinici di fase 2 o 3 relativi a 10.849 pazienti trattati con gli inibitori del check point. Un aumento del rischio di morte si è osservato in realtà solo con i farmaci attivi sulla via CTLA-4, come ipilimumab e tremelimumab (odds ratio 1,8, limiti di confidenza al 95% da 1,25 a 2,59, p=0,002) ma non con quelli attivi sulla via PD-1, come nivolumab, pembrolizumab e atezolizumab (odds ratio 0,63, limiti di confidenza al 95% da 0,31 a 1,3, p=0,22). Le cause più frequenti di morte correlate ai farmaci erano diarrea/colite grave, sepsi neutropenica e tossicità epatica acuta. Non si è osservata alcuna associazione tra il tipo di neoplasia trattata (melanoma, cancro del polmone non a piccolo cellule, miscellanea di altri tumori) e il rischio di morte. Gli inibitori del check point immunitario sono ormai più che una promessa tra i farmaci antitumorali. Delle due sottoclassi di farmaci gli anticorpi anti CTLA-4 hanno fatto per primi il loro ingresso sul mercato e, stando ai risultati di questa metanalisi, avrebbero un profilo di sicurezza peggiore.
Abdel-Rahman O, Helbling D, et al. Treatment-related death in cancer patients treated with immune checkpoint inhibitors: a systematic review and meta-analysis. Clin Oncol (R Coll Radiol) 2017; 29:218-30. e-mail ricercatore: omar.abdelrhman@med.asu.edu.eg