Disturbi neuropsichiatrici da statine
Sono ancora non univoche le prove riguardo a un possibile danno neuropsichiatrico da parte delle statine
Gli effetti sul sistema nervoso centrale
Nel corso degli anni sono emerse prove a sostegno dell’ipotesi che le statine, efficaci nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie coronariche grazie alla loro azione ipocolesterolemizzante,1 possano essere di beneficio in diverse malattie del sistema nervoso centrale, in particolare nel morbo di Alzheimer.2 Sebbene gli esiti degli studi clinici che hanno valutato le applicazioni potenziali delle statine nei disturbi neuropsichiatrici siano contrastanti, c’è accordo generale sul fatto che le statine possano esercitare effetti farmacologici sul sistema nervoso centrale. Questi effetti potrebbero essere anche dannosi e portare alla sospensione del trattamento con le statine, situazione che esporrebbe tuttavia il paziente al rischio di eventi cardiovascolari.
Il danno neuropsichiatrico
Una revisione3 ha cercato di fare il punto sulle prove disponibili circa il danno neuropsichiatrico delle statine. Le prime evidenze di effetti avversi centrali (sintomi depressivi, ideazione suicidaria e pensieri ossessivi) associati all’uso di statine sono emerse da case report. Successivamente dati di registri nazionali di segnalazione spontanea delle reazioni avverse hanno rilevato l’insorgenza di una pletora di sintomi psichiatrici in relazione all’uso di statine; in particolare in Nuova Zelanda4 sono stati descritti 203 report di eventi psichiatrici associati alle statine, che comprendevano 67 eventi avversi classificati come disturbi dell’umore, 30 come disturbi cognitivi, 51 come disturbi del sonno, 14 come disturbi della percezione e 107 come altre reazioni (astenia, affaticamento, letargia, malessere, sonnolenza e stanchezza). Per l’Italia, sono stati analizzati 60 report di disturbi psichiatrici associati con le statine contenuti nella banca dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (4,3% delle reazioni totali segnalate per simvastatina, atorvastatina, fluvastatina, pravastatina, rosuvastatina e lovastatina).5 Una analisi di disproporzione di questi dati italiani non ha rilevato tuttavia un particolare rischio di segnalazione di eventi psichiatrici per le statine (ROR aggiustato: 0,7, limiti di confidenza al 95% da 0,6 a 1,0) con l’eccezione di un certo rischio di segnalazione di insonnia (ROR aggiustato: 3,3, limiti di confidenza al 95% da 1,9 a 5,7).
Studi clinici randomizzati e studi osservazionali hanno cercato di valutare gli effetti delle statine sul comportamento e sull’umore utilizzando esiti che comprendevano aggressività, rabbia, ansia, depressione, atteggiamento ostile, impulsività e umore alterato.3 La maggior parte di questi studi non ha osservato effetti psichiatrici positivi o negativi, mentre solo in alcuni di essi sono stati rilevati rischi specifici per particolari statine (per esempio rischio di ricorrere all’uso di antidepressivi durante il trattamento con simvastatina: 1,59, limiti di confidenza al 95% da 1,08 a 2,45).6 L’alterazione delle funzioni cognitive è stata osservata soprattutto in studi descrittivi, ma dimostrata solo raramente in studi analitici. Le stesse considerazioni si possono fare anche per i disturbi del sonno e per le disfunzioni sessuali.3
Le reazioni avverse neuropsichiatriche delle statine sembrano quindi essere eventi rari e non prevenibili che si osservano più spesso in pazienti sensibili che probabilmente hanno alterazioni subcliniche della neurotrasmissione. I dati disponibili non ci consentono di stabilire se elementi quali età avanzata o storia pregressa di disturbi psichiatrici possano essere considerati fattori di rischio per lo sviluppo di questi eventi.3
La spiegazione farmacologica
I meccanismi farmacologici ipotizzabili per spiegare questi effetti sono molteplici, non mutualmente esclusivi. Questi effetti sarebbero effetti di classe e dose dipendenti. In alcuni casi sono stati descritti anche per altri farmaci ipolipemizzanti. E’ probabile (ma deve essere confermato) che si verifichino più spesso con statine di natura lipofila. Nella gran parte dei casi gli effetti neuropsichiatrici attribuiti alle statine si risolvono spontaneamente dopo la sospensione del trattamento o con l’introduzione di una dieta specifica ricca di omega-3.3
Che cosa fare
Quando si osservano queste reazioni avverse è importante assicurare comunque un trattamento ipocolesterolemizzante, soprattutto in prevenzione secondaria. Pertanto è opportuno prendere in esame le seguenti possibilità:3
- poiché in molti casi queste manifestazioni sono transitorie e si risolvono con il prosieguo della terapia, nei casi in cui le manifestazioni neuropsichiatriche siano lievi e il paziente sembri in grado di tollerarle, si può mantenere almeno per un periodo il trattamento con le statine;
- se i sintomi neuropsichiatrici sono da moderati a gravi, si può cercare di risolverli sostituendo la statina con un’altra statina che sia preferibilmente meno liofila;
- poiché ci sono evidenze a sostegno di una dose-dipendenza, è opportuno considerare anche la riduzione della dose prima di procedere alla sospensione definitiva della statina;
- l’uso di acidi grassi omega-3 può essere considerato come trattamento e potenzialmente per la profilassi;
- non ci sono prove che l’uso di farmaci psicotropi possa risolvere gli eventi; pertanto è opportuno ricorrere alla terapia farmacologica solo nel caso di sintomi particolarmente gravi e persistenti.
- J Clin Lipidol 2013;7:102-8. CDI
- J Neurol Sci 2012;322:59-63. CDI
- CNS Drugs 2014;28:249-72. CDI
- Drug Saf 2007;30:195-201. CDI
- Drug Saf 2008;31:1115-23. CDI
- Pharmacoepidemiol Drug Saf 1998;7:399-402.
Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Centro FV Toscana