Corticosteroidi in COVID-19: un invito alla cautela
In una lettera pubblicata su The Lancet, un gruppo di ricercatori cinesi sottolinea l’importanza di limitare la somministrazione di corticosteroidi ai soli casi di COVID-19 che ne abbiano realmente necessità e alla minor dose e per il minor tempo possibile.
I corticosteroidi sono stati utilizzati nei pazienti con COVID-19 grave per ridurre i danni provocati dall’infiammazione a livello polmonare, proprio come avvenne durante l’epidemia di SARS del 2003.
Uno studio retrospettivo realizzato su 539 pazienti con SARS che erano stati trattati con corticosteroidi ha però rilevato un’incidenza del 24% di osteonecrosi della testa del femore indotta da corticosteroidi.
La dose totale somministrata e l’utilizzo di più di un tipo di corticosteroide erano significativamente associati a un aumento del rischio.
L’osteonecrosi della testa del femore indotta da corticosteroidi, se non trattata o trattata tardivamente, può provocare dolore, zoppia o persino disabilità. Per questo, sottolineano i ricercatori, è importante essere cauti nel prescrivere corticosteroidi ai pazienti con COVID-19.
Il trattamento dovrebbe essere preso in considerazione solo nel caso di pazienti in shock settico o in casi critici, riducendo la dose e la durata dell’esposizione e cercando di evitare l’uso di tipi diversi di corticosteroide.
In ogni caso i pazienti trattati dovrebbero essere monitorati attentamente dopo la dimissione; la risonanza magnetica è l’opzione migliore per rilevare precocemente l’osteonecrosi della testa del femore.
Tang C, Wang Y et al. Caution against corticosteroid-based COVID-19 treatment. Lancet 2020;395(10239):1759-1760.