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Giovedì, Aprile 28, 2022
Colecistite e colangite da lenvatinib
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La terapia con lenvatinib, un inibitore della tirosin chinasi approvato per il trattamento di alcune forme tumorali, aumenta il rischio di colecistite e colangite.
Lo rileva un’analisi di disproporzionalità condotta sul database di segnalazione spontanea della FDA (FAERS), dalla quale sono emersi tassi di segnalazione significativi per colecistite (ROR rispetto all’insieme degli altri farmaci presenti nel database 20,24, limiti di confidenza al 95% da 17,29 a 23,70) e colangite (ROR 13,60, limiti di confidenza al 95% da 10,39 a 17,82) legati all’utilizzo del farmaco.
Anche escludendo i casi con tumori epatobiliari o pancreatici, di per sé associati a un aumentato rischio di disturbi biliari, è stato confermato un segnale significativo per la colecistite (ROR 6,48, limiti di confidenza al 95% da 5,27 a 7,98), più debole per la colangite (ROR 1,69, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 2,83).
Dall’esame delle singole segnalazioni è emerso che la colangite era più comune negli uomini rispetto alle donne (72,2% contro 16,7%), mentre la differenza di genere era meno marcata nel caso della colecistite (52,8% contro 42,2%). La colangite inoltre, era associata a un tempo di insorgenza più breve (41,5 giorni contro 86,0 giorni) e a una prognosi peggiore.
La maggior parte dei casi di colecistite correlata a lenvatinib si è verificata in pazienti trattati per un carcinoma della tiroide (45,3%), mentre i casi di colangite sono stati riscontrati principalmente nei pazienti con carcinoma epatico (68,5%).
Nella pratica clinica, prima dell’inizio del trattamento con lenvatinib si raccomanda quindi una valutazione della funzionalità epatica e biliare, specialmente nei pazienti con carcinoma epatocellulare già predisposti a tali eventi.
Lu W, Tang B, et al. Cholecystitis and cholangitis associated with lenvatinib: a pharmacovigilance study. Br J Clin Pharmacol 2022; DOI:10.1111/bcp.15243.