Antonio e la Cannabis
Antonio, 73 anni, soffre da circa 15 anni di sclerosi multipla nella forma primaria progressiva. Da tempo ormai presenta un’andatura atassica, talora barcolla, vacilla, le mani hanno progressivamente perso forza e vigore ed è comparso un fine tremore. Nell’eloquio è esitante e negli ultimi tempi ha manifestato una certa labilità emotiva, tanto che su suggerimento del neurologo ha iniziato l’assunzione di un antidepressivo (citalopram). Da anni segue con costanza un trattamento fisioterapico riabilitativo e assume miorilassanti (baclofene e clonazepam) per migliorare la rigidità spastica. Come terapia aggiuntiva assume un calcioantagonista (nitrendipina) per una lieve ipertensione arteriosa e un broncodilatatore a lunga durata d’azione per una BPCO.
Negli ultimi mesi, per il peggioramento della rigidità e dell’ipertonia e per la comparsa di spasmi dolorosi, soprattutto nelle ore notturne, il neurologo ha convinto Antonio a iniziare una nuova terapia con un medicinale a base di derivati di Cannabis sativa. Dopo una iniziale fase di titolazione di dosaggio, il trattamento ha previsto otto applicazioni giornaliere (16,2 mg di tetraidrocannabinolo al giorno). Dopo un paio di mesi dall’inizio della terapia, il paziente è visibilmente aumentato di peso (9 kg), risulta affaticato, dispnoico, le caviglie e i piedi sono francamente edematosi tanto da non riuscire a calzare un paio di scarpe. La moglie riferisce che i dolori crampiformi notturni sono migliorati ma non l’insonnia, mentre durante la giornata il marito è soporoso, poco reattivo, con frequenti cadute accidentali e inoltre lamenta nausea, ha una stitichezza ostinata e un’importante alitosi. Gli accertamenti di laboratorio eseguiti sono nei limiti di norma così come gli accertamenti cardiologici. A distanza di qualche settimana permane un’inversione del ritmo sonno-veglia e la presenza di cadute, mentre il peso rimane costante. Alla visita di controllo il neurologo decide la sospensione del cannabinoide.
C’è una spiegazione a tutto
Il nabixilolo è una formulazione oromucosale a base di tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD) nel rapporto 1:1 ed è registrato in Italia per il trattamento dei sintomi correlati a spasticità nei pazienti con sclerosi multipla. Gli effetti di THC e CBD sono riconducibili alla loro interazione con i recettori per gli endocannabinoidi endogeni diffusamente presenti nell’organismo e coinvolti nella regolazione di numerosi processi fisiologici. A oggi sono state identificate due popolazioni recettoriali: i recettori CB1, espressi largamente nel sistema nervoso centrale ma recentemente identificati anche a livello periferico (per esempio nei vasi sanguigni e nel tratto gastrointestinale) e i recettori CB2, localizzati principalmente a livello del sistema immunitario.
Il paziente in esame ha alcune caratteristiche peculiari perché dopo solo due mesi di terapia, si è osservata la comparsa di numerosi eventi avversi che, seppur non gravi, hanno comunque limitato la qualità di vita. L’incremento del peso è da ascriversi all’effetto esercitato dal THC sui recettori CB1 ipotalamici. I cannabinoidi, infatti, possiedono un’azione anabolica facilitando l’introito alimentare stimolando, quando il “segnale” è in eccesso, l’accumulo di grasso. Alcune prove indicano che tale azione sia mediata dalla riduzione dei livelli di leptina. Quest’ormone rappresenta, infatti, il primo segnale attraverso il quale l’ipotalamo modula il senso di sazietà e il metabolismo energetico mediante la produzione di neuropetidi che riducono il senso di fame. Pertanto, la riduzione di livelli di leptina esercitata dal THC determina una generale azione oressizzante, fenomeno noto tra i consumatori di Cannabis.1
Le frequenti cadute sono riconducibili alla presenza nel paziente di più fattori di rischio quali l’atassia da sclerosi multipla, la frequente sedazione/vertigine indotta dai cannabinoidi e, infine, la riduzione della spasticità in un soggetto la cui forza muscolare non è ormai più sufficiente per garantire un’adeguata postura.2
L’edema alle caviglie e la stitichezza sono eventi non riportati in scheda tecnica ma, presumibilmente, causati da un’azione sinergica del calcioantagonista assunto dal paziente e il nabixilolo. Alcune prove indicano che il cannabinoide endogeno anandamide, legandosi al recettore CB1, induce rilassamento della muscolatura liscia dei vasi attraverso l’inibizione dei canali del calcio voltaggio-dipendenti.3 La vasodilatazione che ne consegue determina un aumento della pressione idrostatica del microcircolo degli arti inferiori, con comparsa di edema. Tale effetto potrebbe essere inoltre accentuato dall’effetto inibitore esercitato dal THC sul citocromo CYP3A4, enzima responsabile del metabolismo di nitrendipina, con conseguente possibile aumento della concentrazione plasmatica del calcioantagonista.
Una ipotesi plausibile per l’inversione del ritmo sonno-veglia manifestata dal paziente potrebbe trovare spiegazione negli effetti opposti di THC e CBD sul recettore CB1. In particolare, tra gli effetti del CBD si annovera un aumento della vigilanza che si contrappone al sopracitato effetto sedativo indotto dal THC.4 Resta da valutare se la concomitante assunzione di un antidepressivo possa essere una concausa del disturbo del sonno riferito dal paziente.
A oggi, nella Rete nazionale di farmacovigilanza sono registrate 148 sospette reazioni avverse da nabixilolo, di cui 33 gravi, 110 non gravi e 5 senza indicazione della gravità. In particolare, sono registrati 5 casi di insonnia (2 definiti come gravi) e 8 casi di sonnolenza (non gravi).
- Nature 2001;410:822-5. CDI
- JAMA 2015;312:2456-73. CDI
- Pharmacol Therapeut 2002;95:191-202. CDI
- Chemist Biodiver 2007;4:1729-43. CDI
Marialisa Viero1, Umberto Gallo2, Mariassunta Miscio3, Daniel Dumitru Tinjala2, Anna Maria Grion2
1 MMG ULSS 16, Padova;
2 SC Assistenza Farmaceutica,
ULSS 16 Padova;
3 Settore Farmaceutico-Protesica-Dispositivi medici, Regione Veneto