Antiepilettici e switching
In base alla normativa vigente, i medicinali bioequivalenti lo sono nei confronti del medicinale branded di riferimento. Tuttavia, recentemente nel Regno Unito sono emersi dubbi sulla sicurezza d’uso nel passaggio da un farmaco antiepilettico branded al bioequivalente prodotto da diverse aziende farmaceutiche.
I farmaci indicati per il trattamento dell’epilessia sono numerosi e con caratteristiche diverse. In caso di switch terapeutico da un farmaco branded verso farmaci bioequivalenti i medici britannici hanno osservato e segnalato casi di fallimento terapeutico e altre reazioni avverse da farmaco. I motivi principali di perplessità sono stati soprattutto il ristretto indice terapeutico di alcuni antiepilettici e le conseguenze potenzialmente gravi in caso di fallimento terapeutico come l’aumento del rischio di convulsioni, così come le interazioni tra farmaci e la solubilità o la biodisponibilità relativamente bassa dei farmaci in questione.
La Commissione per i farmaci a uso umano (Commission on Human Medicines, CHM) del Regno Unito ha, quindi, condotto una rassegna sulle segnalazioni spontanee pervenute all’Agenzia regolatoria britannica per analizzare il potenziale di allarme derivante dallo switching verso bioequivalenti in pazienti precedentemente stabilizzati con un antiepilettico brande.1 A conclusione della rassegna, la CHM ha concluso che le reazioni avverse e i fallimenti terapeutici segnalati in caso di passaggio a un farmaco equivalente sono dovuti al caso, sebbene il ruolo dello switching non possa essere del tutto escluso in ogni singolo caso. Pertanto, per orientare i medici prescrittori circa la sostituibilità dei trattamenti farmacologici, la CHM ha suddiviso gli antiepilettici in tre categorie di rischio in base al loro indice terapeutico e ad alcune caratteristiche farmacocinetiche:
- per fenitoina, carbamazepina, fenobarbital e primidone si deve assicurare la continuità terapeutica senza passaggio a equivalenti;
- per lamotrigina, valproato, perampanel*, retigabina, rufinamide, clobazam, clonazepam, oxcarbazepina, eslicarbazepina*, topiramato e zonisamide lo switch si deve basare soltanto su una valutazione clinica del paziente;
- per levetiracetam, lacosamide, tiagabina, gabapentin, pregabalin, etosuccimide e vigabatrin non è solitamente necessario assicurare la continuità terapeutica con un farmaco specifico, a meno che non vi siano ragioni legate al paziente.
Queste specifiche osservazioni sono state fatte esclusivamente per i farmaci usati come antiepilettici, non per gli stessi farmaci impiegati per altre indicazioni d’uso (per esempio nel dolore neuropatico).
* Farmaci non in commercio in Italia
- Drug Saf Update 2013;7(4):A1. CDI