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Antidepressivi e disturbo bipolare
Focus Farmacovigilanza 2015;91(11):5
L’uso di farmaci antidepressivi sembra associarsi nel tempo a un aumento del rischio di mania e di disturbo bipolare.
Un gruppo di medici britannici ha disegnato uno studio di coorte basato sui dati contenuti nel database sanitario elettronico del South London and Maudsey National Health Service Trust, che si occupa della gestione dei soggetti con malattia mentale, incrociandoli con le prescrizioni di farmaci antidepressivi.1
In totale sono stati considerati 21.012 pazienti che si erano presentati a una struttura del Servizio tra l’aprile 2006 e il marzo 2013 a causa di una depressione unipolare.
L’esito primario dello studio era il tempo necessario alla comparsa di mania o di un disturbo bipolare dalla data di diagnosi di depressione unipolare.
Dall’analisi dei dati è emersa un’incidenza globale di mania/disturbo bipolare pari a 10,9/1.000 anni-persona, con un’incidenza maggiore nella fascia di età tra i 26 e i 35 anni (12,3/1.000 anni-persona). L’uso in precedenza di un farmaco antidepressivo si associava in effetti a un’incidenza aumentata di mania/disturbo bipolare (da 14,1 a 19,1 per 1.000 anni-persona). L’analisi multivariata, che ha analizzato le varie classi di farmaci ha confermato l’associazione indicando dati statisticamente significativi per gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (hazard ratio 1,34, limiti di confidenza al 95% da 1,18 a 1,52) e per la venlafaxina (hazard ratio 1,35, limiti di confidenza al 95% da 1,07 a 1,70).
Anche se per il momento non si può stabilire una relazione di causa ed effetto, trattandosi di uno studio osservazionale, i dati sembrano far emergere un’associazione tra uso degli antidepressivi per il trattamento di una forma unipolare e successivo sviluppo di una forma bipolare. Nella pratica quindi la terapia con questi farmaci va seguita attentamente e occorre saper cogliere per tempo eventuali viraggi verso la mania o la forma depressiva bipolare.
Un gruppo di medici britannici ha disegnato uno studio di coorte basato sui dati contenuti nel database sanitario elettronico del South London and Maudsey National Health Service Trust, che si occupa della gestione dei soggetti con malattia mentale, incrociandoli con le prescrizioni di farmaci antidepressivi.1
In totale sono stati considerati 21.012 pazienti che si erano presentati a una struttura del Servizio tra l’aprile 2006 e il marzo 2013 a causa di una depressione unipolare.
L’esito primario dello studio era il tempo necessario alla comparsa di mania o di un disturbo bipolare dalla data di diagnosi di depressione unipolare.
Dall’analisi dei dati è emersa un’incidenza globale di mania/disturbo bipolare pari a 10,9/1.000 anni-persona, con un’incidenza maggiore nella fascia di età tra i 26 e i 35 anni (12,3/1.000 anni-persona). L’uso in precedenza di un farmaco antidepressivo si associava in effetti a un’incidenza aumentata di mania/disturbo bipolare (da 14,1 a 19,1 per 1.000 anni-persona). L’analisi multivariata, che ha analizzato le varie classi di farmaci ha confermato l’associazione indicando dati statisticamente significativi per gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (hazard ratio 1,34, limiti di confidenza al 95% da 1,18 a 1,52) e per la venlafaxina (hazard ratio 1,35, limiti di confidenza al 95% da 1,07 a 1,70).
Anche se per il momento non si può stabilire una relazione di causa ed effetto, trattandosi di uno studio osservazionale, i dati sembrano far emergere un’associazione tra uso degli antidepressivi per il trattamento di una forma unipolare e successivo sviluppo di una forma bipolare. Nella pratica quindi la terapia con questi farmaci va seguita attentamente e occorre saper cogliere per tempo eventuali viraggi verso la mania o la forma depressiva bipolare.
Bibliografia:
- Brit Med J Open 2015;DOI:10.1136/bmjopen- 2015-008341). CDI