Anticorpi diretti contro i farmaci anti TNF
Lo sviluppo di anticorpi rivolti contro i farmaci anti TNF comporta un aumento del rischio di interruzione del trattamento e di reazioni di ipersensibilità.
A queste conclusioni giunge una revisione sistematica1 condotta da ricercatori spagnoli che hanno selezionato la letteratura scientifica alla ricerca di lavori mirati a valutare la comparsa di anticorpi in corso di terapia con farmaci anti TNF e alle loro conseguenze su sicurezza ed efficacia.
L’uso dei biologici e in particolare degli anticorpi monoclonali anti TNF è diventato sempre più diffuso nelle malattie infiammatorie croniche immunomediate, poco si sa finora però sullo sviluppo di anticorpi in risposta a queste terapie, evento che non è poi così raro.
Partendo da 10.728 possibili articoli di interesse, i revisori alla fine hanno identificato 59 studi con le caratteristiche desiderate. In tutti i casi considerati (pazienti con artrite reumatoide, malattie infiammatorie croniche intestinali, spondiloartropatie) i soggetti che avevano sviluppato anticorpi contro il farmaco impiegato avevano più spesso un rischio di reazioni da ipersensibilità dopo l’infusione rispetto a quelli senza anticorpi (odds ratio 3,97, limiti di confidenza al 95% da 2,36 a 6,67). Solo nel caso dell’artrite reumatoide i pazienti con anticorpi andavano anche più spesso incontro a un abbandono del trattamento (odds ratio 3,53, limiti di confidenza al 95% da 1,60 a 7,82).
In pratica, l’uso di inbitori del TNF può accompagnarsi allo sviluppo di anticorpi, con possibili effetti avversi. Dalla revisione è emerso anche che nei soggetti trattati in contemporanea con un farmaco che modifica il decorso della malattia il rischio di sviluppare anticorpi contro i farmaci anti TNF si riduceva significativamente, per cui il consiglio è di impostare una terapia composita che associ i due tipi di farmaco.
- JAMA Intern Med 2013;DOI:10.1001/jamainternmed.2013.7430 CDI #nnf#