Anticoagulanti e rischio di fratture nei pazienti con fibrillazione atriale
Nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare trattati con un anticoagulante per ridurre il rischio trombotico il warfarin sembra associarsi a un aumento del rischio di fratture rispetto agli anticoagulanti orali diretti.
L’osservazione viene da uno studio di coorte statunitense che ha valutato 167.275 pazienti con fibrillazione atriale, con un’età media di 68,9 anni. Rispetto ai pazienti trattati con warfarin, quelli trattati con anticoagulanti diretti orali sembrano avevano un rischio minore di fratture tali da portare all’ospedalizzazione (hazard ratio 0,87, limiti di confidenza al 95% da 0,79 a 0,96) e di fratture diagnosticate (hazard ratio 0,93, limiti di confidenza al 95% da 0,88 a 0,98). Non c’era invece una differenza statisticamente significativa per il rischio specifico di fratture di femore. Il rischio associato all’uso del warfarin era come attendibile maggiore nei pazienti che avevano una osteoporosi.
Tra gli anticoagulanti diretti orali valutati, l’apixaban era quello associato al minor rischio rispetto al warfarin (hazard ratio per fratture dell’anca 0,67, limiti di confidenza al 95% da 0,45 a 0,98; hazard ratio per fratture con ospedalizzazione 0,60, da 0,47 a 0,78; hazard ratio per tutte le fratture 0,86, da 0,75 a 0,98).
I risultati di questo studio confermano l’esistenza di un potenziale effetto negativo del warfarin sulla salute ossea e suggeriscono di preferire gli anticoagulanti diretti orali in pazienti che sono a rischio aumentato di fratture.
Lutsey P.L., Norby F.L. et al. Association of anticoagulant therapy with risk of fracture among patients with atrial fibrillation. JAMA Intern Med 2019. DOI:10.1001/jamainternmed.2019.5679.