Alterazioni del gusto e dell’olfatto indotte da farmaci
Le alterazioni del gusto e dell’olfatto sono un evento avverso comune di molti farmaci, a volte inatteso, che può avere ripercussioni importanti sulla qualità di vita
Le alterazioni del gusto e dell’olfatto causate da farmaci sono un’evenienza piuttosto comune nella pratica clinica con incidenza stimata tra il 2 e il 5%.
Molti farmaci (o classi di farmaci) sono stati associati a questi eventi avversi, tra i quali ACE-inibitori, antibiotici betalattamici, biguanidi, clorexidina, oppioidi, inibitori delle proteasi e altri antivirali sebbene una stima effettiva dell’incidenza per ciascuno di essi non sia al momento disponibile.1
Poiché i disturbi del gusto e dell’olfatto non sono condizioni pericolose per la vita del paziente, sono spesso sottovalutate, trascurate dagli operatori sanitari e quindi scarsamente segnalate all’autorità competente per la farmacovigilanza. Tuttavia, questi eventi possono avere ripercussioni negative sulla qualità della vita: infatti la capacità di ottenere piacere dal cibo e la possibilità di mantenere abitudini sociali legate all’alimentazione possono essere compromesse dall’avversione alle pietanze, con conseguenti disturbi dell’umore e difficoltà a mantenere le relazioni interpersonali.
Le alterazioni del gusto e dell’olfatto possono giocare inoltre un ruolo importante nell’eziologia della malnutrizione che colpisce circa il 40% dei pazienti ospedalizzati.2,3
I meccanismi alla base dei disturbi
In generale, i meccanismi alla base di questi eventi possono essere classificati in due gruppi: meccanismi diretti, derivati cioè da un’azione diretta del farmaco (interazioni farmaco-recettore, alterazioni del potenziale di azione nelle membrane cellulari di neuroni afferenti ed efferenti, interferenze con la neurotrasmissione e alterazioni delle connessioni tra le reti neurali nelle regioni cerebrali associate con la codifica e la modulazione sensoriale); meccanismi indiretti che sono conseguenze di effetti collaterali del farmaco (limitato accesso delle sostanze chimiche ai recettori di senso come nel caso di secchezza delle fauci, congestione nasale, chiusura delle papille gustative, infezione o infiammazione, alterazioni elettrolitiche dell’ambiente nel quale si trovano i recettori sensoriali, quali per esempio l’alterazione dei costituenti di saliva e muco). Tuttavia gli studi che hanno investigato i meccanismi tramite i quali singoli farmaci possono indurre disgeusia o disosmia sono molto scarsi.1
Le segnalazioni in Italia
Uno studio condotto sul database italiano delle segnalazioni spontanee di reazione avversa ai farmaci pubblicato nel 2011 ha rilevato 182 casi di alterazioni del gusto e dell’olfatto.4 Tra le classi di farmaci maggiormente segnalate ci sono gli antibiotici macrolidi, gli antimicotici come la terbinafina, i fluorochinoloni e gli inibitori delle protein-chinasi. Da notare come nella maggioranza dei casi soprattutto le condizioni di alterazione dell’olfatto non siano riportate nella scheda tecnica dei farmaci sospettati di aver causato la reazione avversa oppure siano descritti solo come condizioni transitorie. In realtà molti casi segnalati nella banca dati italiana sono caratterizzati da tempi di guarigione piuttosto lunghi o addirittura sembrano essere effetti permanenti. Per esempio in un caso di disgeusia associato a claritromicina la reazione aveva esito “persistente” dopo 245 giorni dalla sospensione del trattamento; in un altro caso un disturbo dell’olfatto, probabile conseguenza di una mucosite attribuita a sunitinib in un paziente con carcinoma renale, “non era ancora risolto” 287 giorni dopo l’insorgenza.
In alcune situazioni, il disturbo sensoriale ha comportato l’interruzione del trattamento, compromettendo il buon esito della terapia. Nel 13,7% dei pazienti le alterazioni del gusto e dell’olfatto si sono presentate contemporaneamente, e questa percentuale sale al 44% quando il farmaco sospetto è un antibiotico macrolide.
Alcuni attribuiscono il manifestarsi contemporaneo dei disturbi del gusto e dell’olfatto alla disposizione anatomica delle fibre di trasmissione sensoriale pertinenti a entrambi i sensi,5 sebbene questo sia in contrasto con i risultati di altri studi.6
Non esiste un trattamento standard per questi disturbi. Quando è possibile farlo, in considerazione del bilancio beneficio-rischio, può essere opportuno sospendere la somministrazione del farmaco sospetto, sebbene non ci siano garanzie dell’efficacia di questo intervento.1
In conclusione, le alterazioni del gusto e dell’olfatto sono un evento avverso comune di molti farmaci, a volte inatteso, che può avere ripercussioni importanti sulla qualità di vita. I medici dovrebbero essere allertati sul significato clinico di queste reazioni avverse a farmaco e sull’importanza di segnalarle all’autorità sanitaria competente.
- Otolaryingol Clin N Am 2004;37:1229-54.
- Oncologist 2010;15:913-20. CDI #nnf#
- Bone Marrow Transplant 2002;30:785-92. CDI NS
- Drug Saf 2011;34;849-59. CDI #fff#
- J Neurol 2010;257:130-8. CDI NS
- Behav Neurosci 2010;124:256-64. CDI NS
Marco Tuccori
Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Centro Regionale Toscano di Farmacovigilanza