Alcune riflessioni sul caso “Report vaccini”
Focus Farmacovigilanza ha deciso di non intervenire immediatamente dopo la trasmissione di Report sui vaccini che tanta eco ha avuto sui media per evitare i toni da corrida e dibattito televisivo urlato. Ora che il gran polverone sollevato si è in parte depositato vuole dire la sua su un tema tanto importante, nel quale la disinformazione può fare vittime
La recente puntata della trasmissione della RAI Report dedicata al vaccino anti papilloma virus (HPV) ha messo in evidenza, in maniera brutale, una serie di problemi che affliggono la comunicazione scientifica e l’informazione sui problemi di salute.
La puntata di Report è stata una specie di summa di ciò che non bisognerebbe fare quando si parla di problemi che riguardano la salute delle persone (e che viene fatto regolarmente da molti programmi e articoli di giornali): le notizie non verificate, i brani di intervista che fanno sorgere sospetti senza approfondirli, i sassi lanciati nello stagno ritirando la mano. Come si può definire diversamente una trasmissione in cui si dice che “centinaia di persone vogliono fare la segnalazione, ma i medici si rifiutano”, quando da 12 anni sul sito dell’AIFA è presente la scheda per la segnalazione dei pazienti? Quando si invocano differenze tra le segnalazioni presenti in una regione e il database dell’AIFA, quando qualsiasi responsabile di farmacovigilanza di struttura pubblica o privata (sono più di mille in Italia) sa che le segnalazioni inserite nella Rete nazionale di farmacovigilanza arrivano direttamente all’AIFA, ma anche a Eudravigilance e alla banca dati dello Uppsala Monitoring Centre (OMS)? Quando basterebbe giocare un po’ con Google per arrivare a www.adrreports.eu, dove si possono vedere le segnalazioni europee per Gardasil e Cervarix (i nomi commerciali dei vaccini anti HPV), divisi per genere, per classe di età, per organo e apparato?
La cosa più grave è stata che ci si proclama a parole “favorevoli ai vaccini”, ma poi si lascia intendere che ci sarebbero centinaia di casi “nascosti”, che la farmacovigilanza italiana ed europea fanno acqua, per incapacità, per la pressione dell’industria farmaceutica e (riesumando un unico caso del 2008) per la corruzione.
Questa maniera di argomentare, virulenta e ignorante, non solo contribuisce ad alimentare dubbi e sfiducia nella popolazione, in questo caso nei genitori dei ragazzi e delle ragazze che devono essere vaccinate, non solo accresce la sfiducia generale nei confront di tutte le vaccinazioni , ma impedisce anche di fare un discorso serio, razionale, sulla opportunità di alcune scelte di politica vaccinale: è giusto vaccinare tutti i ragazzi, non per un problema di sicurezza del vaccino ma per un problema di opportunità, oppure i fondi (scarsi) a disposizione era meglio usarli per altre scelte? Siamo sicuri che oltre alla vaccinazione anti HPV il sistema di diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero (il Pap test) venga mantenuto efficiente e anzi potenziato?
Dispiace che l’AIFA non abbia ritenuto opportuno emanare un comunicato di chiarimento. Di fronte a macroscopiche falsità, di fronte a una chiara ignoranza dei dati e delle norme, quale migliore atteggiamento ci sarebbe stato se non quello di informare i cittadini e gli operatori sanitari sulle modalità di segnalazione delle reazioni avverse da parte di cittadini, medici e farmacisti, sui reali numeri delle segnalazioni per i vaccini anti HPV, sull’attività che Regioni e AIFA svolgono da anni, sull’analisi delle segnalazioni e dei segnali che vengono svolte periodicamente? E’ vero che sul sito dell’AIFA si può trovare il documento: “La vaccinovigilanza in Italia: ruolo e obiettivi”, prodotto dal gruppo di lavoro sulla vaccinovigilanza, che è senz’altro un documento utile, ma che non risponde puntualmente ai dubbi e alle preoccupazioni di cittadini e operatori sanitari sulla vicenda specifica.
Su un tema così delicato, che da anni impegna clinici, medici di sanità pubblica, farmacisti e regolatori, è auspicabile il massimo della trasparenza e della divulgazione dei dati. Non bisogna avere la paura che rendere noti i dati sulle reazioni avverse potrebbe scoraggiare i cittadini dal vaccinarsi. Nulla è più pericoloso della mancanza di informazioni e di trasparenza; in questa situazione possono trovare largo ascolto le panzane più grandi, e trasmissioni come quella di Report sulla vaccinazione anti HPV possono avere un grande impatto negativo, che in condizioni “normali” non avrebbero avuto.
Mauro Venegoni
Coordinatore scientifico di Focus Farmacovigilanza